Da molti anni ormai sono sempre più diffuse le diete alla moda o diete popolari definite dalla letteratura “Fad Diets”, ritenute dalla maggior parte dei pazienti efficaci nell’indurre una rapida e poco dolorosa perdita di peso.
Il miraggio di una rapida perdita di peso garantita da ogni nuova dieta popolare è indubbiamente molto stimolante. Un’indagine, seppur non recente, rilevò che più di 1 soggetto su 5 utilizzava fad diets.
Cosa c’è alla base delle Fad Diets?
In effetti tali diete si compenetrano facilmente con il paziente che tenta di stare meglio con il minimo sforzo. La maggior parte delle “prove” a supporto di tali diete si basa su risultati aneddotici, su teorie e testimonianze di risultati a breve termine. Gli elementi più importanti di queste diete sono quelle di rito e sacrificio: ad esempio il consumo quotidiano di succo di pompelmo (rituale), ma assolutamente senza zucchero (sacrificio). Esse offrono una perdita di peso rapida ed indolore, consentendo il consumo di cibi preferiti o gustosi, ma pongono severe restrizioni su alcuni altri alimenti o categorie di alimenti.
In ultima analisi il successo nel lungo termine della perdita di peso dipende dal consumo, per un lungo periodo di tempo, di meno energia di quella utilizzata. Spesso i promotori di tali diete pur essendo soggetti culturalmente validi, non hanno qualificazioni specifiche in ambito dietologico e nutrizionale. Il meccanismo in base al quale si verifica la perdita di peso viene spiegato utilizzando terminologie scientifiche che semplificano eventi biochimici e fisiologici ben più complessi senza peraltro evidenze scientificamente provate.
Come riconoscere una Fad Diet?
Come riconoscere una Fad Diet? Per il medico esperto sono facili da individuare, ma possono essere molto convincenti per il paziente. Esse suggeriscono una rapida soluzione ad un problema di vecchia data. Propongono combinazioni quasi magiche di cibi ed alimenti, suggeriscono spesso consumi illimitati di alcuni di essi, illustrano delle verità pseudoscientifiche, mancano di buone evidenze scientifiche, non riconoscono la necessità dell’attività fisica quale elemento di terapia.
La corretta alimentazione per favorire la perdita di peso non attira facilmente il paziente pur potendo nel lungo termine comportare un effettivo miglioramento del peso. Viceversa decrementi ponderali troppo veloci e modificazioni della composizione corporea, in particolare della massa magra, possono esaltare il problema del recupero ponderale nel lungo termine. Un ampio studio ha dimostrato un rischio nettamente aumentato di un maggior recupero ponderale nel lungo termine da 6 a 10 anni in coloro che avevano sperimentato il maggior numero di rapidi tentativi dietetici.
Questo tipo di diete funzionano spesso nel breve termine perché sono fondamentalmente delle diete fortemente ipocaloriche “travestite”. L’unico modo per perdere peso è di introdurre meno energia ossia calorie, di quanto l’organismo abbia necessità. Né ingredienti magici, né strane combinazioni di alimenti né formule pseudo scientifiche possono modificare questa realtà metabolica.
La percentuale di perdita ponderale (che riflette anche gli spostamenti dell’equilibrio idrico) varia a seconda delle proporzioni relative dei tre principali macronutrienti della dieta e cioè carboidrati, grassi e proteine. Tale composizione può anche modificare l’appetito come avviene con diete ricche in proteine che lo riducono o con diete chetogeniche causate da alimentazioni fortemente ipoglicidiche.
Principali tipologie di diete
La maggior parte delle diete possono essere incluse in tre principali categorie:
- ipoglicidiche e ricche di proteine
- ipoglicidiche e ricche di lipidi
- iperglicidiche e povere di lipidi
Tali combinazioni possono a loro volta essere utilizzate in schemi più o meno ridotti in calorie: da diete moderatamente ipocaloriche, a diete fortemente ridotte nel contenuto energetico (VLCD), a terapie basate sul digiuno. E’ bene comunque sottolineare che alcune diete fortemente ipocaloriche (VLCD) o anche diete chetogene possono essere utilizzate anche dal medico, ma in casi selezionati e controllati.
Per completare il quadro alcune fad diets promuovono l’utilizzo di un unico cibo o un numero molto limitato di alimenti, mentre altre sono basate su caratteristiche individuali come i gruppi sanguigni o sul tipo di personalità o su concetti di fisiologia mai provati come la “depurazione” dell’organismo.
La dieta Zona e le sue “sorelle”: i rischi per l’organismo
Tra le diete alla moda che cercano di basarsi su criteri scientifici e sui dati ad oggi dimostrati certamente occupa uno spazio visibile la dieta Zona. Fenomeno che rappresenta una nuova forma delle diete ipoglicidiche assurta in pochi anni a grande popolarità. Essa postula una connessione tra la dieta, ormoni ed ecoesanoidi che comporterebbe un indubbio beneficio alla salute e propone meccanismi fisiologici spesso complessi e non facili da intendere nei quali vi è in realtà qualcosa di vero e di scientificamente provato.
La “Carbofobia” è una forma di disinformazione nutrizionale inculcata ormai da anni nella psiche della popolazione USA ed occidentale e la dieta Zona ha quindi trovato terreno fertile per la sua diffusione. Essa propone a differenza della ripartizione fisiologica dei nutrienti ormai validata da più di 25 anni di ricerca (55% di Carboidrati, 15% di Proteine e 30% di lipidi) percentuali di 40, 30 e 20 proponendo specificamente la riduzione di cereali ed amidi.
I meccanismi alla base delle positive azioni della dieta Zona sono comunque estremamente semplificati e non tengono conto inoltre degli effetti combinati sul metabolismo di una serie di altri fattori dietetici ed ambientali che vanno dalla temperatura ai ritmi circadiani e di feed back di numerosi altri ormoni, al consumo di alcool ecc. La dieta Zona si basa quindi su teorie ed argomenti supportati da studi non controllati ed anedottici.
Altre diete oggi forse meno seguite che hanno avuto grande successo intorno agli anni novanta sono state:
- la dieta Atkins (ipoglicidica iperproteica, iperlipidica);
- la dieta Zona come detto;
- la dieta Weight Wachers (fisiologica);
- la dieta Pritkin (ipolipidica meno del 10% grassi);
- la dieta Ornish (iperglicidica ipolipidica).
Recentemente ha avuto grande diffusione la dieta Dukan che propone una assunzione molto elevata di proteine soprattutto se confrontata con gli standard nutrizionali raccomandati, ed una assunzione di carboidrati molto bassa, nei primi giorni quasi inesistente a causa dell’abolizione totale dei farinacei e lo scarso consumo di frutta e verdura. Molte anomalie nutrizionali sono state trovate nelle donne che seguivano tale dieta e la sua adozione da parte di soggetti non sotto controllo medico può rappresentare una minaccia per la salute attraverso l’acquisizione di malattie renali ed epatiche, osteoporosi e malattie cardiovascolari.
Nessuna dieta ha dimostrato essere più facile da seguire nel tempo: Atkins ed Ornish proprio per essere le più estreme hanno dato maggiori drop outs. La dieta Atkins (iperproteica iperlipidica) sembrava ottenere migliori effetti sia sul peso che sui parametri metabolici rispetto alle altre diete.
A quanto detto va aggiunto un commento sulla tecnica che è stata di gran moda pochi anni fa che propone la somministrazione con sonda naso gastrica di una miscela di amminoacidi al fine di perdere peso (in maniera eclatante e nel giro di pochi giorni). Le motivazioni pseudoscientifiche portate a supporto utilizzano i dati su cui si basano le diete ipoglicidiche manipolandoli e confondendoli: la chetosi, la riduzione della resistenza insulinica e dell’insulinemia; gli aminoacidi sono di volta in volta citati per motivare la possibile perdita “di solo tessuto adiposo, circa 1 Kg al dì“ con conservazione quindi della massa magra, in un tempo di circa 10-15 giorni! Questo “scioglimento” dell’adipe uguagliato in natura solo dallo scioglimento delle nevi primaverili, verrebbe ottenuto praticamente grazie al magico effetto di una miscela di aminoacidi con dosaggi oltretutto spesso inferiori ad 1gr/kg/die!
Non si può infine non citare i possibili danni indotti da diete squilibrate come l’aumentato rischio di calcolosi renale. I soggetti che si sottopongono a diete ad alto contenuto proteico, come la dieta Dukan, per la gestione dell’obesità o del sovrappeso, devono essere consapevoli che la nefrolitiasi è un potenziale effetto collaterale ed i soggetti con una storia nota di calcolosi urinaria non dovrebbero assolutamente sottoporsi a queste diete.
Potremmo utilizzare quali conclusioni quanto evidenziato da uno studio del NEJHM del 2010 che su 810 pazienti seguiti per due anni e sottoposti a diete con diverse composizioni e cioè con percentuali diverse di proteine, lipidi e carboidrati, con un deficit calorico rispetto al fabbisogno di circa 750 calorie, e rispettosi delle regole volte alla prevenzione cardiovascolare, hanno ottenuto mediamente una simile perdita di peso sia nel breve termine (6-12 mesi) che a due anni, nonché un analogo miglioramento dei fattori di rischio correlati alla dieta e dei livelli di insulinemia a digiuno.
Pertanto il deficit calorico resta sempre e comunque la chiave di volta della perdita di peso che per ottenere una migliore aderenza alla dieta e un più facile controllo dell’appetito, dovrebbe comunque associarsi ad un generoso apporto proteico ed alla scelta di alimenti a basso indice glicemico. Ogni regime basato su manipolazioni dietetiche più o meno ortodosse può dimostrarsi più efficace nel breve termine ma non mantiene comunque, nel tempo, le sue promesse oltre a creare spesso rischi per la salute.
E’ chiaro inoltre che alcune manipolazioni dietetiche possono essere utili o addirittura necessarie quando si voglia conseguire un preciso scopo come la perdita rapida di peso per motivi medici o chirurgici o per scopi terapeutici fisici o psicologici.
Nonostante la crescente popolarità delle diete di moda (fad diets) e dei programmi di esercizio fisico per la perdita di peso, ci sono studi limitati che dimostrino che questi particolari regimi siano benefici e portino alla perdita di peso a lungo termine.
Le diete a base di succhi di frutta o di bibite disintossicanti tendono a funzionare perché prescrivono un apporto calorico estremamente basso per brevi periodi di tempo, tuttavia tendono a portare ad un aumento di peso una volta che una dieta normale è ripresa. Sia il digiuno intermittente che la dieta Paleo (dieta a base di alimenti vegetali, con un’ampia varietà di frutta, noci e verdura, comprese piante selvatiche, poca carne magra, molto povera in latticini, cereali, zucchero e sale) portano alla perdita di peso a causa della diminuzione complessiva dell’apporto calorico.
La revisione della letteratura suggerisce che alcune diete di moda e programmi di esercizio fisico portano alla perdita di peso; tuttavia, gli studi sono abbastanza limitati e sono tutti basati sul concetto di restrizione calorica. Il mercato delle diete comunque rappresenta ad oggi unicamente una fonte di guadagno e di effimera notorietà per chi lo propone e lo potenzia.