Il COVID è esploso con intensità superiore ad ogni attesa e rischia di travolgere il sistema-paese. I Servizi Sanitari Regionali si stanno predisponendo al peggio che probabilmente deve ancora venire: Reparti riservati, Terapie intensive, addirittura Ospedali dedicati, Case di cura occupate in tutto o in parte, Presidi sul territorio per diagnosi, Assistenza domiciliare, Alberghi Covid per le quarantene. E poi tamponi molecolari, tamponi antigienici ovvero veloci, aspettando i tamponi salivari fai-da-te, con disponibilità ad eseguirli sempre più estesa, dagli Ospedali pubblici ai laboratori privati, ai medici di base, malgrado parere difforme del Tar del Lazio, ed anche alle farmacie. Ed infine i vaccini miracolosi in arrivo per tutti, tempi tecnici permettendo!
La guerra è guerra: ne usciremo vittoriosi di certo, ma a che prezzo?
Ci sono tanti , troppi morti che pagano per tutti, perché c’è chi l’infezione se l’è andata a cercare nelle balere, nelle movide, nelle manifestazioni di piazza, nelle imprudenze dei negazionisti, e c’è chi invece pur proteggendosi non ha potuto evitarla, sui mezzi di trasporto per andare a lavorare, negli Ospedali e Cliniche dove il personale sanitario ha generosamente assistito i malati, nelle abitazioni dove gli anziani hanno pagato per il loro affetto verso i giovani conviventi che imprudentemente hanno portato il virus in casa.
Poi c’è il prezzo economico, malgrado gli indicatori dell’Istat, di Moody’s, dell’Ue, il Paese è fermo o quasi, lo smart working ha bloccato la già poco efficiente macchina pubblica, gli sportelli bancari sono inaccessibili, i negozi vendono poco o addirittura chiudono, la ristorazione è sull’orlo del baratro. Del turismo e servizi annessi è meglio non parlare! Lo sforzo degli ultimi Dpcm è stato chiaramente quello di salvaguardare l’economia di base mantenendo per quanto possibile la diffusione del virus, ma purtroppo rapidamente il Paese sta cambiando colore, dal giallo prevalente di ottobre, al rosso predominante di metà novembre ossia una condizione molto vicina al lockdown della primavera passata e del Natale.
Ma c’è un altro prezzo che gli italiani stanno pagando e per evitare il quale poco si fa malgrado non poche voci gridino il pericolo che la salvaguardia della salute non è solo la prevenzione e la cura del COVID, ci sono le altre malattie che negli scorsi anni in Italia hanno sempre fatto più di 600.000 morti, vecchiaia compresa: di questi morti più di 200.000 lo sono stati per malattie cardiovascolari, parte delle quali insorte all’improvviso e perciò urgenti ed irrimandabili, quasi 200.000 per malattie neoplastiche che, a prescindere dai sintomi, rappresentano eticamente e biologicamente un’urgenza per i circa 400.000 nuovi casi l’anno! Le malattie respiratorie invece erano negli anni scorsi responsabili di circa 50.000 morti ed è ovvio che con il COVID, malgrado gli sforzi del Servizio Sanitario Nazionale queste ultime morti purtroppo almeno raddoppieranno, ma è assai probabile che aumenteranno anche i morti per malattie cardiovascolari non soccorse tempestivamente e per cancro non curato. Aspettiamo con angoscia i dati in merito del 2020 e del 2021: qualcosa però bisognerà fare prima.
Il terrorismo sul COVID fatto dai bollettini di guerra della Protezione civile e dagli Organi di sanità ed ampiamente pubblicizzati dai mass-media, ha allontanato ogni altro malato dalle strutture di diagnosi. Per assurdo si potrebbe concludere che la gente preferisce morire in casa per infarto o per tumore piuttosto che contagiarsi di Corona virus in Ospedale, nei Pronto soccorso e ambulatori, e conseguentemente rischiare di morire di COVID. Il verbo preferire ovviamente è improprio, ma ben rappresenta quello che è successo e sta succedendo in questo drammatico 2020. Con poco ascolto, i medici, le loro Società scientifiche, gli Ordini professionali, hanno alzato la voce al riguardo, ma in quasi nessuna città è stata alzata la bandiera dell’Ospedale NO-COVID che avrebbe ridato fiducia a chi aveva bisogno di altre prestazioni in assoluta sicurezza. Non sono state istituite Commissioni regionali, provinciali o aziendali per affrontare l’assistenza ai malati NO-COVID, probabilmente confidando nel fatto che le strutture necessarie già esistevano, ma dimenticando che l’assistenza al COVID ha finito col travolgere non solo l’organizzazione tradizionale, ma anche la disponibilità di spazi e strumentario e soprattutto la fiducia dei malati.
Gli organi decisionali governativi, regionali, comunali, le Asl, le Facoltà mediche ed i loro Policlinici, sono stati travolti dalla pandemia e stentano ad alzare la testa fuori dall’onda di piena e neanche riescono sufficientemente a spiegare che rispetto ai tantissimi contagiati, il numero dei malati è inferiore al 10% e quelli di coloro che necessitano della terapia intensiva ossia l’assistenza respiratoria meccanica è ben inferiore all’1%.
La stampa grida i propri scoop: non c’è assistenza domiciliare né presidi sul territorio, mancano i letti per gli infetti, non c’è sufficiente terapia intensiva per i malati gravi, quando invece la rete ospedaliera può resistere ad un carico superiore a quello attuale, rianimazioni comprese. E più di 250 medici italiani sono morti per il virus!
Nessuno invece grida a favore degli altri malati condannati a soffrire ed a morire nel solo cordoglio familiare e nella indifferenza generale troppo occupata con la pandemia. Non è allora il tempo di correggere la rotta e tenere la barra dritta alla salvaguardia della salute di tutti i bisognosi? C’è assoluta necessità di strutture NO-COVID e c’è altrettanta opportunità che queste vengano rese note ricreando serenità e fiducia nei pazienti e negli operatori sanitari dedicati, che cioè lo sforzo assistenziale del Paese, al di là della deriva virale (!) venga diretto anche nella propria storica direzione che tanto bene ha portato per decenni a tutti i cittadini in Italia e nel mondo.