Quando il virus era quasi scomparso: fu vera gloria?

COVID-19 seconda fase, ci risiamo ma con prospettive più favorevoli, grazie alle conoscenze acquisite sul meccanismo di azione del virus e su come e a carico di quali organi i danni vengono prodotti. E grazie anche all’individuazione dei farmaci utili a contrastare l’azione dannosa del virus, quelli attualmente in uso e quelli sperimentali, come gli anticorpi monoclonali che sono considerati promettenti a dare una vera svolta alla prognosi della malattia, in attesa della disponibilità del vaccino. Insomma la ricerca scientifica e la medicina fanno come sempre il loro lavoro producendo risultati utili all’umanità pur nelle difficoltà legate alla disponibilità di mezzi e fondi sufficienti anche se per la ricerca di un vaccino efficace questa volta c’è stata una mobilitazione universale.

A questa realtà se ne contrappone un’altra, quella politica ed organizzativa che dalla politica dipende.

La prima fase della pandemia

Nella prima fase abbiamo assistito ad una Italia spaccata in due con le Regioni del Nord messe KO dalla impressionante diffusione dei contagi e dalla crisi di recettività delle strutture ospedaliere e anche dalla  inadeguatezza di quelle territoriali.

Il Mezzogiorno e parte del Centro Italia hanno goduto di una qual forma di “immunità” dovuta al fatto che il lockdown tardivo al Nord si è dimostrato invece tempestivo ed utile al Sud.  

Certo non sono mancate preoccupazioni in alcune circostanze, come in occasione dei rientri consentiti dalle regioni del Nord verso quelle del  centrosud ed a Napoli in particolare in occasione della vittoria in Coppa Italia di calcio della squadra del Napoli, che produsse un riversarsi incontrollato ed incontrollabile di persone nelle vie cittadine senza alcuna precauzione.

Ebbene in nessuna di queste circostanze si sono verificati focolai di infezioni. Come mai?  Semplicemente il virus non circolava come non circolava nella fase di lockdown per il semplice motivo che non c’era stata una incontrollata diffusione di contagi, e qualche singolo focolaio era stato circoscritto e spento. Eppure in quella prima fase si sprecavano elogi e glorificazioni a Presidenti di Regioni che avevano assunto provvedimenti eccezionali (e spese straordinarie) per allestire nuovi reparti nelle strutture ospedaliere che sono poi rimasti in gran parte inutilizzati. A fronte del clamore mediatico di qualche Presidente di Regione del Centro Sud facevano da contraltare altri Presidenti di Regioni del Sud che con minori disponibilità economiche e con una maggiore arretratezza della qualità delle strutture ospedaliere avevano mantenuto il controllo dei contagi risultando anche più virtuose sotto questo aspetto.

La seconda fase

La cosiddetta seconda fase o se si vuole l’attuale fase ha mischiato le carte, restituendo ad alcune regioni del Centrosud il primato dei contagi. E allora dove sono finite tutte le capacità glorificate che nella fase uno avrebbero protetto e salvate quelle Regioni? Semplicemente allora il virus, “questo sconosciuto” non circolava. Dopo un’estate di liberazione e di divertimenti incontrollati soprattutto da parte dei giovani in giro per l’Italia ed all’estero, il virus ha ringraziato del cortese passaggio che tali popolazioni gli offrivano ed ha ripreso a circolare, questa volta dovunque al Nord come al Centrosud, anzi qualche regione come la Campania ha preteso la leadership.

Un Paese che si trascina da quasi un anno in “stato di emergenza”, che adotta  provvedimenti che con varie modalità limitano le libertà personali, supportato da Comitati tecnici, Commissari vari creati ad hoc oltre le Istituzioni di riferimento, si è presentato del tutto impreparato all’attuale fase di ripresa dei contagi. E fioccano sulla carta i provvedimenti restrittivi, mancano controlli adeguati per farli rispettare tanto che assembramenti, mancata adozione di mascherina, indifferenza dei gestori di locali pubblici per il rispetto delle restrizioni, sono la normalità.

La ripresa del Covid: deficit di comunicazione?

Il ruolo che la politica non ha saputo e non sa ormai da molti anni assumere è quello educativo, di indirizzo verso la popolazione. E’ totalmente mancata dalla fine del lockdown  ad oggi una campagna di comunicazione nazionale sui comportamenti da tenere, sia in vacanza che davanti al pericolo di una ripresa dei contagi, molto più produttiva che affidarsi unicamente a provvedimenti  restrittivi con la minaccia di multe.

Insomma di fronte a questo pericolo pandemico è mancata la comunicazione a tutti i livelli sul tipo delle campagne di informazione che a suo tempo furono fatte per l’infezione da HIV e per l’uso del preservativo. Per  la virologa Capua mascherina/covid-19 uguale preservativo/HIV.

Covid: i problemi irrisolti

E così oggi assistiamo a spettacoli indecenti ed indegni di un Paese civile come pazienti in fila in attesa di fare il tampone che in alcune Regioni aspettano, anche sotto le intemperie, per otto dieci ore. E spesso e volentieri l’esito dei tamponi arriva dopo molti giorni o avviene che famiglie rimangono bloccate in casa per settimane in attesa del secondo tampone.

Cosa è stato fatto in questi mesi di calma per riorganizzare la medicina territoriale? Solo di fronte agli spettacoli indecenti documentati dai media delle file interminabili di persone in attesa di tampone qualche Regione ha aperto al coinvolgimento delle strutture private, ma tardivamente.

Per non dire del vaccino contro l’influenza: ci hanno bombardato per mesi che bisognava farlo a settembre ci avevano assicurato che sarebbe stato pronto per iniziare a settembre la campagna di vaccinazione e naturalmente si è in ritardo anche su questo versante, sia per tempo che per disponibilità delle dosi che sono insufficienti.

La scuola non naviga in differenti acque: docenti insufficienti, scuole dissestate, banchi monoposto non consegnati e con gli studenti costretti a seguire le lezioni avendo a disposizione solo sedie. Ed i trasporti altro caos: mezzi pubblici insufficienti superaffollati, gente addossata gli unii agli altri con e senza mascherina, senza la possibilità di un minimo controllo sui distanziamenti.

E allora è legittimo chiedersi: ma a che serve disporre di poteri straordinari che consentono di assumere decisioni straordinarie se questo è lo spaccato Italia che abbiamo davanti? 

Si sono sprecate lodi e apprezzamenti a Governo, Governatori di Regioni ed anche ai cittadini per aver saputo contenere la diffusione del virus durante la prima ondata. Ma sorge spontaneo chiedersi: quale merito si può riconoscere e a chi, se un Paese intero viene chiuso, come è successo a noi, dentro le proprie abitazioni presidiando le strade con polizia e forze dell’ordine costringendo la popolazione ad autocertificarsi anche per andare al supermercato nel terrore di essere fermata per un controllo? Quei meriti così invocati hanno una reale giustificazione? 

La risposta è negli avvenimenti di questi giorni quando blandi provvedimenti di limitazioni senza un adeguato controllo non hanno efficacia. Ne è una palese dimostrazione la vicenda del Governatore della Regione Campania che ha anticipato le decisioni nazionali decretando tutta una serie di restrizioni senza che scattasse il benchè minimo controllo da forze di polizia e polizia municipale, anzi il Sindaco di Napoli ha preso aperta e contrastante posizione.

 Agli italiani si deve chiedere coinvolgendoli, cercando di convincerli e soprattutto chiedere ai giovani e ai genitori di quei giovani inosservanti di ogni cautela, che non svolgono adeguatamente il loro ruolo educativo, di fare un sacrificio ancora per qualche mese perché come dicevamo all’inizio fortunatamente la scienza e la ricerca sono dalla nostra parte, non impongono ma indirizzano, non costringono ma forniscono soluzioni e nel giro di un paio di mesi dovrebbero essere disponibili gli anticorpi monoclonali che rappresenteranno la vera svolta in attesa del vaccino, ma utili certamente anche dopo la disponibilità del vaccino.

In una così caotica dimensione, espressione della chiara incapacità di chi ha responsabilità ad assumere decisioni che rispondano ad un progetto concreto,  efficace ed equilibrato nel contemperare la necessità di non aggravare la delicata situazione economica del Paese, tagliando ulteriormente il PIL, con decisioni che mettono in ginocchio intere categorie produttive, rimangono unico baluardo e punto di riferimento medici infermieri e  tutte quelle figure della Sanità che spesso a proprio prezzo pagano la dedizione al lavoro e il senso di responsabilità a fare il proprio dovere senza bisogno di dichiarare uno “Stato di emergenza”, per prendere la giusta decisione perché lavorano sempre in stato di emergenza.

Nel momento in cui si chiedono nuovi sacrifici la politica deve interrogarsi perché non si è utilizzato il tempo a disposizione dalla fine del lockdown per non giungere così impreparati, deve sforzarsi di capire che cosa non ha funzionato e cosa non funzionerà.

La politica ha il dovere di trovare l’unità al di sopra delle differenze tra maggioranza ed opposizione, le soluzioni devono essere condivise perché non è in discussione la realizzazione di questo o quel progetto politico, ma è in discussione la salute degli  italiani e la salute degli italiani non ha simbolo di partito . E soprattutto nessuno deve ricercare la gloria soprattutto quando essa, come si è dimostrato, è fasulla e provvisoria.

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