Sono a bordo dell’Irish Ferries appena partito da Dublino con destinazione Cherbourg. Attraverserò tutta la Francia sino in Svizzera per poi raggiungere Genova e da li sulla Tirrenia arrivare in Sardegna, Porto Torres. Sto tornando in Italia dopo 16 anni di lavoro all’estero con l’idea di mettere in stand-by l’attività chirurgica e dedicarmi alla mia piccola Azienda, che ho creato sulla costa che va da Castel Sardo a Porto Torres. Stand-by o definitiva chiusura? Chissà!
La mia avventura o meglio great challenge inizio’ nel 2004 quando, da poco nominato Primario di un Ospedale presente sulla carta ma in grave ritardo sulla apertura, chiesi al mio Direttore Generale il permesso di utilizzare i quattro mesi di ferie e congedi maturati fino ad allora e non goduti per utilizzarli in blocco e trasferirmi a Londra per conoscere l’NHS facendo un clinical attachment in un Ospedale inglese. Permesso accordato e partenza. Si, ma dove? Ero senza contatti perche’ allora per noi italiani era più congeniale muoversi in Francia o negli USA che in UK.
Avevo gia’ fatto esperienze all’estero: Memorial Sloan Kettering Cancer Center, New York, HPB Surgery Prof M. Brennan 1999, Tokyo University Hospital, Tokyo, Japan – HPB Surgery Prof Makuuchi – 2001, Hopital Beaujon – Division of HPB surgery & Liver Transplantation, Paris, 2002 – Prof Belghiti – 2002 Johns Hopkins Hospital Baltimore USA Upper GI (June to July 2003) – Pancreatic Surgery Prof. Cameron, ma Londra mi mancava terribilmente.
Chiesi aiuto ad Eugenio Santoro che gentilmente mi presento’ ad un chirurgo famoso dell’Hammersmith Hospital di Londra, Department of HPB Surgery.
Partii e da lì iniziò la mia avventura. Ho citato Eugenio Santoro per il suo supporto ma io non gli sono riconoscente solo per questo e neanche per la sua guida preziosa in chirurgia: no, devo ad Eugenio qualcosa di molto più grande! Un paio di anni prima eravamo andati ad un convegno chirurgico a Teramo ma il livello non era troppo avvincente cosi mi chiese di accompagnarlo in un piccolo giro fuori città dove pensava di vedere degli oggetti di antiquariato. Arrivati sul posto, a mezz’ora da Teramo, facemmo presto a capire che antiquariato ed antico erano due concetti diversi, quindi dovevamo tornare. Ero io al volante ma senza capire il perché mi sentii dire: Luigi che fai? Che faccio, risposi, giro la macchina e torniamo a Teramo. Luigi non lo fare, lui continuò, mai tornare indietro. Anche se possa sembrare più facile non lo fare, vai avanti e vedi che troveremo il modo di tornare a Teramo.
Da allora non l’ho mai dimenticato ed ho iniziato ad andare avanti, sempre e ho sempre trovato la strada.
Hammersmith fu il mio battesimo con il mondo anglosassone e con l’NHS, e piano piano cominciarono ad aprirsi tanti veli di ipocrisia. Il chirurgo mio mentore era un incapace ma si ammantava di vanagloria e quindi mi aiutò in fretta a capire pregi e difetti di quel mondo.
L’organizzazione era perfetta: in Italia non avevamo a quel tempo standardizzati i meetings di morbidity and mortality ma li c’erano a cadenza mensile. Ma che succede se tu hai assistito al decesso di uno o due pazienti e poi al meeting quei files, che strano, non ci sono. E che dire della chirurgia epatica blood less vantata e pubblicata e poi vedere più di 10 unità di sangue inutilmente somministrate per emorragie incontrollabili Si, Hammersmith fu un corso accelerato di cosa dovevo capire.
Appresi comunque e poi lo trovai confermato di due grandi realtà che da noi non esistono. Il ruolo degli infermieri e la preparazione specialistica dei giovani medici. Il numero degli infermieri è enorme, specie se rapportato ai nostri, e l’autonomia in campo assistenziale e manageriale. Chi raggiunge la qualifica di consultant ha un grosso ruolo di autonomia e uno stipendio molto elevato. Non sono medici ma chiamano i medici “colleagues”. E tra queste file che troviamo molti chief Executive, i nostri Direttori Generali, e li troviamo con compiti quasi simili a quelli dei giudici nel potentissimo General Medical Council.
I giovani medici inglesi che escono dalle Universita’ abbastanza ignoranti poi hanno un riscatto poderoso al momento di entrare nella formazione specialistica. La specializzazione può durare molti più anni del previsto perché gli esami sono veri e selettivi cosi che si raggiunge il titolo da specialista dopo 8 o 9 anni. Il quinto anno dell’università si svolge in Ospedale dove i giovani medici sono messi a lavorare sia in campo assistenziale che soprattutto per le pratiche burocratiche. La burocrazia qui regna sovrana ma è fatta di regole e sotto regole che se applicate da tutti alla fine rende buoni risultati. Le regole per essere applicate necessitano di personale e qui entriamo nella terza grande risorsa del sistema: il personale amministrativo. Le segretarie inglesi sono una vera potenza di fuoco: precise, affidabili, autonome e orgogliose del proprio ruolo. Rendono easy il lavoro dei medici.
Dopo tre mesi trascorsi ad Hammersmith Hospital, mentre io vivevo al centro di Notting Hill, dopo aver assistito alle sfilate del carnevale caraibico che si tiene ad Agosto, ho cominciato a chiedermi: e adesso che faccio? Torno a Rieti al mio lavoro di Primario, con i miei Aiuti giovani e le mie infermiere?
Durante i miei primi tre mesi mentre al mattino frequentavo la corsia e la sala operatoria al pomeriggio mi ero iscritto a due scuole di inglese, una a pagamento e una gratis, offerta dal Council all’interno della politica di Tony Blair per l’inclusione degli stranieri. E si, la lingua è fondamentale, è essenziale e non posso non sorridere quando negli anni seguenti ricevevo richieste di colleghi italiani che mi chiedevano se potevano frequentare un ospedale inglese con l’aiuto di un interprete. In questo noi italiani siamo svantaggiati rispetto a tutta l’immigrazione indiana o africana, per non parlare dei paesi dell’Est Europa, che invece l’inglese lo parlano regolarmente.
Gli indiani hanno un accento imbarazzante ma pur sempre il loro paese è anglofono e non hanno problemi, anzi. Dico anzi perchè negli ospedali esistono delle enclave indiane, tra loro c’è una solidarietà incredibile e non è strano vedere intere unità chirurgiche fatte tutte da Indiani dove un primo Consultant ha facilitato l’assunzione del secondo, terzo e quarto Consultant. Gli italiani sono invece come dire, vergognosi, si atteggiano ad essere più realistici del re, in ciò dimostrando non correttezza, ma subalternità!
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