Il lattosio è il principale zucchero presente nel latte di tutti i mammiferi. Si tratta di un disaccaride, risultante dall’unione di due zuccheri semplici, glucosio e galattosio. Fisiologicamente il nostro organismo produce un enzima chiamato lattasi, in grado di scindere il legame tra i due zuccheri che compongono il lattosio, in modo da permetterne l’assorbimento. In presenza di intolleranza al lattosio viene meno questo particolare enzima e, di conseguenza, il lattosio rimane a livello intestinale causando coliche addominali, gonfiore, diarrea e flatulenza. Tali sintomi possono avvenire da 15-30 minuti fino a qualche ora in seguito all’ingestione di lattosio e la loro gravità può variare da individuo a individuo.
Negli esseri umani l’attività della lattasi cambia nel corso della vita. L’enzima lattasi comincia già a essere prodotto durante l’ottava settimana di gestazione e raggiunge il suo picco intorno alla 34a settimana. La capacità di digerire ed assorbire il lattosio è massima alla nascita ed è essenziale per la salute del neonato. Nella maggior parte dei casi l’attività dell’enzima comincia a calare a partire dai 2-3 anni, per ridursi a livelli molto bassi intorno ai 5-10 anni. Tuttavia, in alcune popolazioni si osserva persistenza della lattasi anche nell’età adulta: nell’Europa settentrionale la diffusione raggiunge il 90%, cala intorno al 50% nei paesi del Mediterraneo, Spagna e Italia, e nel Medio Oriente, per raggiungere i valori più bassi in Estremo Oriente, dove si scende addirittura all’1% in Cina.
La situazione in Africa è molto varia, popolazioni dedite alla pastorizia presentano persistenza della lattasi nel 90% degli individui, mentre in altre zone del continente, dove predominano attività legate all’agricoltura e alla caccia, si scende su valori che vanno dal 20 al 5%.
Esistono tre differenti tipi di intolleranza al lattosio:
In tutti e tre i casi il lattosio contenuto negli alimenti non viene scisso e quindi non può essere assorbito. La presenza del lattosio, per osmosi, richiama acqua nel lume intestinale provocandone la distensione.
I sintomi tipici sono crampi addominali, meteorismo, gonfiore e forte distensione addominale accompagnati da una sensazione di pesantezza a livello gastrico. La natura e severità dei sintomi variano notevolmente tra gli individui ed in genere non si hanno sintomi apprezzabili finché rimane almeno un 50% di attività della lattasi.
Se sospettate di soffrire di intolleranza al lattosio, è importante fare la diagnosi. Per togliersi ogni dubbio il test più diffuso è il breath-test. Si tratta di un esame che valuta la presenza di idrogeno nel respiro, prima e dopo la somministrazione di 20-50 g di lattosio. In caso di mancanza dell’enzima della lattasi, il lattosio non assorbito dall’intestino fermenterà: questo processo produrrà idrogeno, che sarà rilevato dal test una volta eliminato attraverso il respiro. Il test, in realtà, può certificare il malassorbimento del lattosio, che diventa intolleranza se il paziente accusa i suoi disturbi durante l’esecuzione dell’esame.
Il soggetto che si sottopone al breath test deve essere digiuno da almeno dodici ore, non deve aver assunto probiotici e lassativi nella settimana precedente all’esame e non deve aver assunto antibiotici nel mese precedente. Il giorno prima dell’esame è consigliata una dieta a base di riso e carne o pesce ai ferri, senza pane, frutta e verdure. Sono accorgimenti importanti per evitare di falsare l’esame il cui esito dipende da un gran numero di fattori diversi. Si tratta di un test di facile esecuzione e non invasivo, anche se il consumo di dosi elevate di lattosio può provocare sintomi decisamente poco piacevoli.
Con un’intolleranza al lattosio accertata, è necessario escludere dalla dieta quegli alimenti che contengono lattosio. Il primo passo è imparare a conoscere la propria tollerabilità. Alimenti ad elevato contenuto di lattosio che non vanno consumati durante una dieta di eliminazione sono:
Esiste una vasta gamma di prodotti e derivati del latte a basso contenuto di lattosio che possono essere consumati senza problemi anche da soggetti intolleranti. Si tratta dei prodotti delattosati, come: latte e yogurt delattosati, formaggi freschi delattosati, prosciutto crudo, salumi e insaccati senza lattosio.
Sono disponibili inoltre bevande sostitutive del latte di origine vegetale (soia, mandorla, cocco, avena), con le quali si preparano anche budini, formaggi, panna e altri derivati, tutti ovviamente privi di lattosio.
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