Eravamo agli inizi degli anni 2000 quando ricevetti una telefonata da un collega statunitense del settore: stiamo lanciando la Chirurgia Robotica in Europa, ci dai una mano ad organizzarci?
Da anni si parlava di come “standardizzare” i risultati dell’attività chirurgica, e per questo grandi progressi erano stati fatti negli anni 90 con le Suturatrici Meccaniche, sistemi di “sintesi” tissutale e l’approccio “mini-invasivo” del tutto.
In pratica, pur rimanendo assolutamente nelle mani del Chirurgo l’intervento, si faceva in modo di dare un supporto, con dispositivi medici che permettessero di aumentare sicurezza e precisione dell’atto chirurgico.
Mi sembrava di avere già visto tanto, ed era vero, ma mancava ancora qualcosa.
Incuriosito da cosa il mondo dei “Dispositivi Medici” ancora potesse dare, accettai di approfondire la cosa.
Si vola in California: Santa Barbara, mica male!
Robotica? La notte prima dell’arrivo in Sede riaffiorano alla mente i vecchi ricordi di appassionato di “fantascienza”.
Ed eccomi all’ingresso: supero la soglia e trovo il vecchio “Uomo di Latta” che sta li ad aspettarmi, un po’ vecchio direi, ricordava i film degli anni 50!
Accanto un pannello con su scritte le tre leggi della Robotica di Asimov, non capivo se era effetto del fuso orario o effettivamente vivevo questo strano mix tra scienza, ”fiction” e fatti reali.
Ma in “America” non si lascia spazio alle emozioni e mi sono trovato, dopo pochi minuti in una stanza riunioni, dove si entrava nel merito della “Robotica“ applicata alla chirurgia.
Il principio era questo: fare in modo che un atto chirurgico potesse essere effettuato sia nei siti di facile accesso che in quelli più difficoltosi, con la stessa garanzia di successo.
Il Chirurgo non stava più accanto al paziente in sala e non utilizzava direttamente gli “strumenti” con le sue mani sullo stesso.
Il paziente stava in sala operatoria circondato da una specie di “piovra meccanica” ed ogni braccio aveva il suo strumento da adoperare, forbici, bisturi, coagulo….
Gli accessi al paziente erano quelli ormai consueti della “non-invasività” attraverso appositi “tubicini “.
Ma il chirurgo era davanti ad una “consolle” che ricordava più un video gioco che non un campo operatorio.
Tutto “sperimentale” nato da chi aveva avuto quella visione che permetteva di collegare “futuro e attualità”.
Da allora è passato tanto tempo.
Oggi la chirurgia Robotica rappresenta una branca della attività chirurgica ben precisa.
La tecnologia ancora abbastanza costosa fa sì che l’applicazione della stessa sia orientata dove il rapporto “costi-benefici“ ne giustifichino l’utilizzo.
Nessuno si sogna di fare una appendicectomia col Robot.
Ma dove gli accessi sono “complicati” e dove è necessario intervenire in campi operatori “ristretti” e si necessita di avere una visione “magnificata”, per essere sicuri di poter eseguire dissezioni, rimozioni e rescissioni di precisione, ecco che il Robot da il meglio di se.
La trasmissione dati attraverso l’etere già permette oggi, tra l’atro, di avere il Chirurgo Operatore dall’altra parte dell’Oceano e il paziente in una Sala Operatoria di casa nostra, purché provvista del terminale “robotico “necessario.
Oggi quanto sopra sembrerebbe più un “esercizio tecnico” per dimostrare che alcune cose possono essere fatte: ma l’abbattimento dei costi e lo sviluppo della tecnologia probabilmente consentiranno tra non molto tempo di distribuire in maniera più “armonica” le opportunità terapeutiche a tutti i pazienti.
Ha subito una cura “dimagrante” che gli ha permesso di ingombrare meno e di essere di più facile utilizzo.
E lo sviluppo tecnologico continua: si stanno creando sistemi “robotici” modulari dove invece che avere tutte le “braccia meccaniche” collegate ad un unico “corpo”, possa essere possibile avere “robottini singoli” specializzati in particolari siti chirurgici collegabili fra di loro, ma modulabili a seconda delle esigenze.
Oggi comunque, per quanto già evoluta la tecnica robotica, parliamo per lo più di chirurgia “Robot-Assisted”.
Cioè, il Chirurgo interviene con il supporto del Robot.
L’atto chirurgico è agevolato dal Robot ma in ogni caso il “controllo” sta nelle mani dell’operatore.
Questo è già un enorme vantaggio: immaginiamo anastomosi vascolari su vasi di millimetri eseguite con la visibilità di un campo operatorio che appare svariate volte amplificato e con gesti “meccanici “che praticamente non hanno margine di errore e che poco spazio lasciano a fattori esterni.
Oppure il dover fare un intervento di ore in cavità pelvica, chinati sul paziente, quando invece l’operatore può stare “tranquillamente” seduto alla sua “play-station”, lasciando che le braccia meccaniche espletino il “lavoro sporco” per conto suo.
E non è solo una questione di stare più o meno comodi!
Sotto sforzo e tensione le possibilità di essere meno perfetti aumenta.
Quindi, un chirurgo “agevolato” nell’attività, dà garanzie maggiori di esecuzione dell’intervento e quindi, in definitiva, al paziente.
Oggi si stima che soltanto il 2% di tutte le procedure chirurgiche siano effettuate con la chirurgia “Robot-Assisted”.
Quindi rimane un bacino enorme di interventi che, una volta adeguata la tecnologia e ridimensionati i costi, potranno essere effettuati con l’aiuto del Robot.
Conseguentemente nasceranno scuole di specializzazione per Chirurghi che decideranno di intraprendere questa strada, e che permetteranno di accelerare la curva di apprendimento, l’”expertise” e conseguentemente il cimentarsi in interventi sempre più complessi e difficili se non impossibili da affrontare con le tecniche convenzionali.
Immaginiamo un Robot che nella sua memoria abbia milioni di informazioni appositamente inserite.
Potremmo avere un Robot in condizioni di leggere Tac, Risonanza, RX e quant’altro.
Se alla “lettura” delle informazioni aggiungiamo la possibilità di eseguire gli interventi, chiudiamo il cerchio.
Basta “insegnare” al Robot come fare il chirurgo, attraverso un apposito Software.
In questo caso basterà “dire” al Robot che tipo di patologia ha il paziente, inserire le informazioni riguardanti il “sito chirurgico”, portare il paziente in Sala Operatoria e lasciare che “lui” faccia l’intervento per noi.
In questo caso, sarebbe il chirurgo ad “assistere” il Robot, intervenendo solo in caso di una qualche anomalia funzionale del Robot, un po’ come avviene oggi su un moderno Airbus.
Questa tecnologia oggi è nelle mani di poche aziende, ma in molte si stanno affacciando a questo mondo.
L’aumento della competizione non potrà che far bene al settore permettendo lo sviluppo di nuove aree terapeutiche, l’abbattimento dei costi e la velocità di diffusione.
Insomma, prepariamoci a vedere il nostro “Uomo di Latta” in Sala con il bisturi in mano… con Asimov che fa l’occhiolino…
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