I cultori della storia della medicina sanno che sull’argomento esistono molti testi pregevoli, soprattutto in lingua inglese, e che sulle riviste mediche continuamente vengono pubblicati articoli che aggiornano e approfondiscono aspetti diversi dell’ampio panorama di questa disciplina. L’attenzione è rivolta soprattutto alla medicina antica con una ricontestualizzazione della teoria e della pratica medica attraverso la rivalutazione di resti umani, antiche località e manoscritti, analizzati mediante tecnologie più avanzate e approccio scientifico migliore. La ricerca si è estesa anche ad altre epoche che, seppure a noi più vicine, non sono ancora completamente esplorate, come dimostra la fioritura di studi sul Medioevo , un’epoca non più buia – come per molto tempo è stata considerata – ma illuminata da una luce diversa.
Le cose stanno invece in maniera ben diversa nel caso dell’oncologia medica, una disciplina che ha conquistato la sua autonomia in tempi relativamente recenti. Ancora all’inizio degli anni 1970, infatti, essa era definita una branca sia dell’oncologia clinica che della medicina interna, e scopi principali erano lo studio degli aspetti medici dei tumori e il loro trattamento con farmaci. Ancora prima, erano il chirurgo e il radioterapista ad avere un ruolo pressoché esclusivo nello studio e nel trattamento dei tumori. L’internista, al contrario – sebbene coinvolto fattivamente nella diagnosi clinica di neoplasia – non aveva quasi mai partecipato attivamente alla programmazione terapeutica, limitandosi a fornire generalmente una terapia di supporto aspecifica.
Con l’avvento e l’affermarsi della chemioterapia e dell’approccio multidisciplinare, la partecipazione dell’oncologo medico si è sempre più imposta nella pianificazione e nell’attuazione del trattamento delle neoplasie. L’aumento delle conoscenze e la maggiore disponibilità di farmaci avevano ormai reso necessario individuare la figura di un medico in grado di supervisionare l’attività clinica di vari specialisti (radiologi, endoscopisti, chirurghi, radioterapisti, psicologi, ecc.) coinvolti nell’implementazione di un programma articolato per la diagnosi e la terapia dei tumori.
Col passar degli anni, il panorama di interesse dell’oncologia medica si è andato sempre più ampliando grazie ai progressi registrati nella biologia molecolare e all’uso di tecnologie avanzate per lo studio del cancro a livello genetico e molecolare. È diventata una disciplina così vasta da competere quasi con la medicina generale, di cui un tempo costituiva solo una piccola parte. A differenza di quest’ultima, tuttavia, l’oncologia non è stata oggetto di rievocazioni storiche accurate nella sua interezza, poiché in letteratura è rinvenibile solo la trattazione di aspetti parziali e di periodi limitati della sua evoluzione. Forse perché l’inquadramento storico della disciplina non è più ritenuto indispensabile, potendosi trovare rapidamente su internet tutte le informazioni necessarie? O forse per un diffuso disinteresse delle nuove generazioni nella storia e nella sua funzione educatrice?
Secondo il grande clinico William Osler “esistono solo due tipi di medici: quelli che operano col cervello e quelli che operano con la lingua”. Anche se la tecnologia è ormai divenuta parte integrante dell’approccio al paziente, la medicina permane un’arte, non priva di una certa creatività. Essa non può basarsi soltanto sulla mera applicazione di regole considerate standard, ma deve interpretare ciò che succede nel corpo del malato e il divenire della malattia, se vuole dare una risposta adeguata ai problemi fisici e psichici del paziente. La medicina al letto del malato deve essere una medicina ragionata e il medico ha quindi la necessità di acquisire una determinata forma mentis, che difficilmente potrà ottenere senza la conoscenza dell’evoluzione storica dei concetti che stanno alla base della disciplina di suo interesse. La scienza è monca, se priva del suo passato. Scriveva Wolfgang Goethe: “Potremmo osare di dichiarare che la storia della scienza è essa stessa scienza. Non si può riconoscere chiaramente ciò che si possiede fino a quando non si riconosce ciò che gli altri hanno posseduto prima di noi”.
Esistono pertanto valide ragioni per scrivere una storia dell’oncologia, ma altrettanto validi sono i motivi per raccontarla insieme a quella della medicina, considerate le loro strette inter-correlazioni. Da ciò è nata l’idea di scrivere Medicina e Oncologia. Storia illustrata, intendendola in maniera molto ampia in modo da tener conto delle sue origini, dei periodi storici in cui gli eventi e le acquisizioni si sono verificati e della cultura umanistica che la pervade. Il Premio Nobel Aaron Ciechanover dichiarava: “Io non penso che la scienza possa crescere da sola, senza avere dietro di sé una cultura ‘umanistica’ nel senso più ampio del termine”, riferendosi alla scienza trasformativa, quella che apporta innovazioni utili a far progredire la conoscenza e la terapia delle malattie.
L’opera tratta la storia della medicina e dell’oncologia dalle origini ai nostri giorni, proiettandosi anche nel futuro. Perché si può comprendere il presente solo guardando indietro, ma bisogna viverlo guardando avanti. Il percorso può essere immaginato come un viaggio iniziato con l’osservazione degli aspetti esterni del corpo umano e proseguito, nel tempo, con la definizione progressivamente più precisa delle sue caratteristiche interne attraverso la valutazione degli organi, dei tessuti e delle cellule. Il mondo apparso all’interno di queste si è rivelato sempre più complesso. Ha dimostrato di possedere organuli e strutture che, nel corso dei millenni, si sono organizzati in maniera stupefacente per rispondere alle mutevoli esigenze dell’intero organismo grazie alle innumerevoli azioni svolte da migliaia di molecole, che colloquiano tra loro e si coordinano attraverso una serie infinita di messaggi chimici che viaggiano lungo una complessa rete di percorsi molecolari. Quest’ultima parte del viaggio è la più complicata, ma anche la più affascinante. Ha fornito le più importanti informazioni per migliorare la conoscenza del cancro ed è quella più rapidamente evolutiva, grazie alla velocità con cui procedono gli avanzamenti tecnologici. E’ anche quella che probabilmente non avrà mai termine, poiché ci sarà sempre da scoprire qualcosa di nuovo in un fenomeno complesso come il cancro.
Questa opera si propone innanzitutto di colmare una lacuna nella preparazione dei medici. Lo studio della medicina all’Università raramente è integrato dallo studio della storia della medicina e dell’oncologia, cioè dall’inquadramento storico delle pratiche diagnostiche e terapeutiche usate e dal loro sviluppo concettuale. Mira anche a promuovere la scienza e la cultura. Tutti asseriscono che c’è un urgente bisogno di dare finalmente un’importanza prioritaria alla formazione culturale del personale sanitario, di limitare se non addirittura eliminare l’incompetenza. Ne è un esempio anche l’esperienza del coronavirus che stiamo vivendo. Non sembra però che siano state prese appropriate iniziative al riguardo.
Fare cultura e dare informazioni corrette è anche un atto di rispetto verso la popolazione generale, perché sono in numero crescente coloro che si interessano a problemi medici e soprattutto oncologici, e sentono la necessità di disporre di una guida per fare scelte appropriate. Per questo motivo, si è cercato di usare un linguaggio accessibile ai non specialisti e, per impedire che il lettore perda il filo della concatenazione concettuale, aspetti più tecnici o più dettagliati sono stati riportati a parte, in apposite schede. Si è anche provveduto a rendere più snella la lettura, riferendo qualche aneddoto o intrecciando la narrazione con figure esplicative o con immagini di arti visive o vignette.
È comunque una storia che ha molteplici aspetti innovativi: l’estensione temporale degli eventi raccontati – dall’origine della vita ai giorni attuali – è difficilmente reperibile in letteratura per la medicina e inesistente per l’oncologia; l’integrazione tra medicina e oncologia costituisce un binomio fino a oggi inesplorato; la valorizzazione degli elementi concettuali e della loro concatenazione logica, facilita la comprensione e la memorizzazione di eventi che si sono rivelati di straordinaria utilità per la salute degli esseri umani o che hanno addirittura cambiato radicalmente l’approccio ai problemi medici e oncologici. È infine una storia che trova una sua peculiarità nell’impostazione clinica data al racconto e che, pertanto, ha anche risvolti pratici utili sia ai medici che a chiunque sia interessato all’argomento.
L’opera è pubblicata (Gangemi Editore, Roma) sia in italiano che in inglese. Degli 11 volumi che la costituiscono, sono disponibili i primi cinque, mentre il sesto è in corso di pubblicazione. Per gli altri è programmata una cadenza trimestrale. I primi cinque volumi trattano prevalentemente della storia della medicina (Le origini e le civiltà antiche; Il mondo mediterraneo; La medicina medievale; Il Rinascimento e la nuova scienza; L’Illuminismo e il XIX secolo), mentre l’oncologia ha un ruolo minore, non essendo andata incontro a significativi sviluppi per il continuo dominare della concezione ippocratico-galenica. Dal sesto volume in poi (Sviluppo dell’oncologia scientifica; Evoluzione della terapia del cancro; Il cancro della mammella; Evoluzione e successi della chemioterapia del cancro; Il cancro come malattia genetica; Il cancro all’inizio del XXI secolo) è l’oncologia a prevalere con i suoi difficili inizi, il successivo lento sviluppo e l’attuale rapida e tumultuosa acquisizione di nuove informazioni e di nuovi farmaci sempre più selettivi. I progressi registrati in questo settore erano inimmaginabili solo pochi anni fa. Da un periodo in cui era molto difficile per l’oncologo trovare un qualche farmaco attivo nelle varie neoplasie, si è giunti a un’epoca in cui spesso esiste l’imbarazzo della scelta del composto da usare. Ciò ha aumentato notevolmente la complessità della materia ma, nello stesso tempo, ha offerto una miriade di possibilità curative al paziente neoplastico. Molti tumori sono oggi guaribili, molti altri sono efficacemente trattabili.
Leggere la storia di come ciò sia potuto avvenire non è soltanto informativo e formativo ma è di conforto, poiché consente ai malati di razionalizzare processi che ancora evocano ansia e paura, di aprire il loro animo alla fiducia, di migliorare la qualità di vita e di proiettarsi con animo sereno nel futuro.
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