Introduciamo questa tematica: “La obesità” infantile che si sta estendendo a macchia d’olio nei paesi industrializzati e purtroppo anche in Italia.
La definizione di sovrappeso e di obesità infantile è più complessa rispetto ad un adulto il cui peso ideale è calcolato in base al BMI (Body Mass Index) o indice di massa corporea. Il Ministero della Salute italiano definisce obeso un bambino il cui peso supera del 20% quello ideale e in sovrappeso se lo supera del 10-20%. In alternativa, lo definisce tale quando il suo BMI è maggiore del previsto. La crescita ponderale del bambino viene calcolata facendo riferimento alla tabella dei percentili, grafici che riuniscono i valori percentuali di peso ed altezza del bambino distinti per sesso ed età. Secondo recenti studi del NCHS (Centro Nazionale di Statistiche per la Salute Statunitense) la crescita è nella norma se si pone intorno al 50° percentile, mentre più si supera il valore medio più aumenta il rischio di obesità. Pertanto, dall’85° al 95° percentile il bambino viene definito sovrappeso mentre dal 95° percentile in poi viene definito obeso.
L’obesità infantile ha una genesi multifattoriale, come tale è il risultato di diverse cause, più o meno evidenti che interagiscono tra loro. In primo luogo è dovuta ad una eccessiva e cattiva alimentazione, legata o meno ad una ridotta attività fisica e a fattori di tipo genetico. Rari sono i casi di obesità legati ad alterazioni ormonali qual ipotiroidismo o disfunzioni surrenali.
Se è vero che una dieta insufficiente può portare ad un deficit di vario tipo (proteine, calcio, ferro, vitamine ed altri nutrienti essenziali alla crescita) per contro un introito calorico eccessivo determina dapprima un sovrappeso del bambino, poi nella maggioranza dei casi una manifesta obesità. L’iperalimentazione nei primi due anni di vita, oltre a causare un aumento del loro numero (iperplasia) da adulti pertanto si avrà una maggior predisposizione alla obesità ed una difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti. Intervenire durante l’età evolutiva è quindi di fondamentale importanza, perché dà la garanzia dei risultati migliori e duraturi.
Oltre alla alimentazione scorretta e squilibrata non è da sottovalutare, come fattore di rischio, la ridotta attività fisica o la sedentarietà frutto di uno stile di vita sbagliato, ma sempre di più frequente riscontro. I piccoli infatti, sono spesso accompagnati in macchina dai genitori (anche se la scuola o la palestra distano pochi metri da casa) prendono l’ascensore anche per un solo piano, passano molte ore davanti al computer ed alla televisione (con gli esami negativi che accentuano le cattive abitudini alimentari) escono sempre meno e così via. Quindi riassumendo:
L’esercizio fisico è di fondamentale importanza per il bambino che cresce, oltre a farlo dimagrire lo rende più attivo, contribuendo a ridistribuire le proporzioni tra massa magra (tessuto muscolare) e massa grassa (tessuto adiposo).
I fattori familiari non sono meno determinanti dei precedenti e quindi l’obesità può considerarsi un problema di natura ereditaria e conseguenza di fattori ambientali. Ovviamente nella famiglia c’è un problema alimentare e non c’è una dieta equilibrata.
L’obesità può condurre a disturbi cardiocircolatori: ipertensione arteriosa, aumento dei trigliceridi e colesterolo, affaticabilità del respiro, apnea notturna. Gravi conseguenze di tipo endocrino come il diabete di tipo II alimentare degli adulti. Nelle ragazze, ci possono essere anomalie mestruali, menarca anticipato (primo ciclo) policistosi ovarica. Inoltre si ha anche una predisposizione a: calcoli della cistifellea, steatosi epatica (fegato grasso) tumori del tratto gastroenterico. L’aumento di peso può portare ai piedi piatti e varismo, dolori articolari, distrazioni e fratture. Da non sottovalutare le conseguenze di tipo psicologico ed il bullismo. Questi bambini sono vittime di scherzi e derisi e sono a rischio di perdere l’autostima. Più il problema economico alimentare e vestiario.
Purtroppo il problema dell’obesità può portare al fegato grasso, steatosi e al trapianto epatico. Esistono vari centri ospedalieri a Roma per il controllo dell’obesità: all’Ospedale S. Camillo esiste un D.H. pediatrico con controlli chiamati PAC, prestazioni ambulatoriali per l’obesità. Qui si effettuano esami ematici elettocardiogramma, visita endocrinologica e consulto psicologico. Questi controlli si effettuano tutti in un mese. Quindi la cosa importante è prevenire l’obesità ed informare i genitori. Fare percorsi nelle scuole, controllo dell’alimentazione nelle mense scolastiche e il Comune dove abita il bambino dovrebbe fornire attività sportive a basso costo. Svuotare i frigoriferi di merendine, succhi di frutta, cioccolata, patatine fritte ed applicare il detto latino “in puero homo” “nel fanciullo l’uomo”.
P.S.
A margine del mio primo articolo, vorrei ricordare il Prof. Valerio Nobili, primario della gastroenterologia – epatologica ed obesità infantile dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, deceduto improvvisamente. Figura stupenda, preparata nel campo Medico pediatrico. Egli seguiva tutti i suoi bambini con molta dolcezza e sapeva comunicare con i genitori. Un esperto anche a livello internazionale. Ha effettuato più di duecento pubblicazioni con Impact Factor. Ai funerali eravamo presenti noi colleghi, i suoi pazientini e quelli cresciuti, non più in età pediatrica e le loro famiglie. Un’altra caratteristica del Prof. Valerio Nobili è che egli si dedicava ai poveri e faceva tanto del bene al di fuori della sua professione. Nativo di Monterotondo, verrà sepolto lì. Ci mancherai Valerio. A Dio!
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